Il biopic Stardust con Johnny Flynn nel ruolo di David Bowie, uscirà in versione digital il 25 novembre negli States. La pellicola è diretta dal regista inglese Gabriel Range. Racconta del giovane Bowie quando durante il suo primo tour negli USA nel 1971 creò il suo alter ego Ziggy Stardust.
Prima Freddie, poi Elton ed ora David, sembra che la moda dei biopic nel cinema non abbia intenzione di fermarsi. Dopo la scomparsa di Bowie avvenuta nel dicembre 2016, vedremo a breve un altro film Stardust, che narra di una star della musica che ha cambiato il mondo di molti di noi.
Stardust mostra un David dalle mille sfumature, quando poco più che ventenne partì dall’Inghilterra con il suo agente Bob Oberman, della Mercury Records verso un viaggio alla conquista negli Stati Uniti.
Bowie alla sua partenza era già affermato in Europa, ma sconosciuto ai più in America per questo l’accoglienza a stelle e strisce fu lontana anni luce dal calore londinese. Ma è proprio durante questo viaggio, mentre si trova nel Midwest, che David decide di abbandonare se stesso e diventare qualcun altro. Vuole creare il suo nuovo se stesso: Ziggy Stardust.
Ziggy Stardust divenne una delle icone più importanti nella storia della musica mondiale. Il simbolo della fluidità per eccellenza, divenuta poi riferimento per intere generazioni.
Gabriel Range, il regista, iniziò a girare il film circa tre anni fa. Decise di focalizzarsi sugli aspetti meno conosciuti del Duca Bianco. Sono messi in luce il timore della malattia mentale e il rapporto con il fratello Terry, più grande di David di dieci anni. Terry gli trasmise l’importanza di avere una cultura musicale. Lo porto a vedere il suo primo concerto e gli regalò il suo primo disco ma dopo un terribile esaurimento nervoso Terry fu ricoverato in una struttura psichiatrica. David accusò il colpo in maniera violenta tanto che nacque in lui la paura di diventare schizofrenico; come ci ha amabilmente cantato in The Man Who Sold The World.
Stardust è un viaggio nell’adolescenza artistica di un giovane David, che non ha mai abbracciato l’omologazione, bensì l’urgenza d’esprimere sempre e comunque se stesso.
Il film è stato presentato al Tribeca Film Festival e qualche settimana fa al Festival del Cinema di Roma. Come accade tutte le volte che si toccano icone di un certo rilievo, le polemiche sono scaturite subito. Il figlio Duncan Jones e la famiglia di David Bowie si sono subito dissociati dalla realizzazione del film. Avrebbero preferito onorare la memoria del padre in maniera del tutto differente.
I fan di Bowie invece sono divisi. I biopic sono sempre rischiosi, non possono accontentare tutti. Chissà se quello di Madonna invece, dirigendolo in prima persona, metterà tutti a tacere?